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Feste in Calice, due Vini da portare in tavola

Aggiornamento: 2 ott 2020


VERMENTINO DOC PORTOFINO 2011 CANTINE BREGANTE

Le festività richiedono una certa cura nella preparazione dei menu e di conseguenza nell'abbinamento dei vini. E' meglio non arrivare all'ultimo momento, ma soffermarsi tra gli scaffali delle enoteche o dei supermercati per fare scelte sagge ed oculate. Per esempio, per i piatti a base di pesce il bianco è d'obbligo e io mi sono trovata ben con questo vino.

Ben pochi possono vantare una tradizione vinicola simile a quella di Ferdinando Bregante. L'attività della sua azienda affonda le radici nella seconda metà dell'800. Nel 1876 il trisavolo Bartolomeo operava già nel settore vinicolo. Navigando con la sua piccola flotta di "Leudi" acquistava e poi barattava i prodotti tipici liguri nel Mediterraneo centrale. Vincendo la naturale diffidenza della gente di Liguria, nel 1960 le Cantine Bregante sono le prime a contribuire alla diffusione dei vini del Golfo del Tigullio, poi divenuti a DOC, selezionando e vinificando le uve con le più moderne tecniche, dalla pressatura soffice alla fermentazione controllata.

Dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, al naso si presenta estremamente elegante, ampio con ampia percezione di profumi di agrumi, in bocca gradevole, pieno, senza asperità, persistente. Abbinabile ai piatti della cucina tradizionale ligure ed anche a piatti a base di pesce e crostacei.

E' consigliabile il servizio in un bicchiere “a tulipano” , cioè leggermente più corto rispetto agli altri e appena arrotondato, ad una temperatura di 10 – 12 °C

BAROLO DOCG QUERCIOLA

Se invece vogliamo portare in tavola secondi di carne pregiata o di selvaggina, ecco che non può mancare il Re dei vini, Sua Maestà il Barolo. Eccezionale complemento in ricette come il brasato cotto e marinato in questo vino, oppure come i tajarin impastati con questo nettare meraviglioso, il Barolo è anche uno speciale vino da meditazione, accanto al fuoco di un caminetto.

Ho assaggiato il Barolo DOCG Querciola, graditissimo regalo, e mi sento di consigliarlo.

Il più nobile e prestigioso dei vini piemontesi si ottiene dalle uve nebbiolo, (l’unico utilizzabile al 100% per la produzione del Barolo, con le diverse sottovarietà: Lampia, Michet e Rosè), coltivato in zone uniche, nel tempo divenute veri must e fiori all’occhiello, nonché simbolo di orgoglio e vanto che ogni anno i quasi 800 produttori mostrano al panorama vinicolo mondiale. Come vogliono tradizione e disciplinare di produzione, i comuni in cui l’uva Nebbiolo diventa Barolo sono 11, distribuiti su un’area di circa 1700 ettari: Cherasco, Verduno, Roddi, La Morra, Grinzane Cavour, Castiglione Falletto, Diano d’Alba, Barolo, Novello, Serralunga d’Alba e Monforte d’Alba, le 11 essenze, i volti, che compongono la DOCG Barolo dal 1980.

Il Barolo, per chiamarsi tale, deve invecchiare almeno 38 mesi, a decorrere dal 1 novembre dell’anno di produzione delle uve, di cui 18 in botti di legno, mentre il termine “Riserva” compare in etichetta dopo 5 anni di affinamento.

Il colore è rosso rubino fresco e vivo, che tende all’aranciato nel tempo. Al naso gli inconfondibili profumi dell’uva Nebbiolo di rosa e confettura di frutta rossa si accompagnano a quelli boisé dati dal passaggio in legno, richiamando piacevoli note calde di tostato, vaniglia e tabacco. Nel palato la forza struggente del tannino in giovane età è la base della struttura che saldamente perdurerà negli anni. Un’intensa freschezza di frutta surmatura, quasi cotta, con aromi di menta e di sottobosco si trasformano in un finale dai retrogusti caldi e imperiosi. Bibere Barolo Cum Un vino di valore merita piatti altrettanto complessi e strutturati: il Barolo è ottimo se accompagnato a piatti a base di carne, come arrosti, brasati, selvaggina di pelo, capretto e agnello, ma anche con formaggi forti dalla lunga stagionatura, come il Bra duro e il Castelmagno. A discapito di quello che si possa pensare, il Barolo si sposa bene anche con ilcioccolato amaro e con alcuni dolci tipici, come le bugie, le paste di meliga e i marrons glacés. Sarà ancor più apprezzato se servito in grandi ballon di cristallo previo travaso in decanter.

L’Azienda Agricola La Querciola deriva il nome da un bellissimo bosco di Barolo, caratterizzato da un impianto vegetativo naturale di querce e roveri, attraversato da un sentiero che, scavalcando il rio con un ponticello di legno, porta alla salita del Castello dei Marchesi Falletti di Barolo. Proprio qui, sul lato della collina esposto a sud-est, si trova l’antico podere della Contessina Mirafiori, nucleo principale di un’azienda agricola che ha origini recenti e antiche insieme.

Attualmente appartenente alla famiglia Sardo, la tenuta “Poderi La Querciola” è stata fondata nel 1979 e conta appezzamenti vitati dislocati nelle terre del comune di Barolo e nell’area della denominazione di Dogliani. Nel 2000 rinnovata nell’impianto dei vigneti, l’impresa vitivinicola dispone al momento di circa 25 ettari, in cui in particolare le varietà di nebbiolo, dolcetto e barbera dettano la linea della produzione aziendale. Cantina dinamica, interessante e vivace, La Querciola è guidata da un team particolarmente competente e altamente qualificato, cosicché arriva a propone una gamma di etichette tipiche e di elevato livello qualitativo, integre e ricche di caratteristiche organolettiche, nonché profondamente espressive del terroir di appartenenza.

testo di Mariavittoria Sennati

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